La PDK (polykystic kidney disease) è una malattia genetica che interessa alcune razze di gatti.
I piu interessati sono i gatti Persiani e le razze apparentate come l’ Exotic shorthair, Himalaya, British shorthair,; Maine Coon; Ragdoll e talvolta anche il comune gatto Europeo.
E’ una malattia ereditaria con trasmissione autosomica dominante. Ciò sta ad indicare che
se il gatto presenta due geni normali (Omozigote normale) non è un soggetto malato e non potrà quindi trasmetterla alla prole;
se invece un gatto presenta un gene normale ed un gene mutato (Eterozigote) avrà 1 possibilità su 2 di poter trasmettere la patologia alla cucciolata;
infine non esistono gatti con due geni mutati (Omozigoti mutati) in quanto sarebbe una situazione incompatibile con la sopravvivenza.
Quindi, se si dovesse decidere di far accoppiare due gatti Omozigoti il 100% della cucciolata sarà sano; un soggetto malato con uno sano procurerà un 50% dei cuccioli sani ed un 50% dei cuccioli malati; infine due gatti malati daranno luce ad un 33% di gattini sani ed un 67% di gattini portatori della malattia.
La PKD ha un’evoluzione abbastanza lenta ed asintomatica nei primi anni di vita. Generalmente coinvolge entrambi i reni, può anche colpirne uno solo. Si è osservato che sporadicamente può interessare anche il parenchima epatico.
Le cisti, nelle fasi iniziali, si presentano di dimensioni molto piccole, che tendono poi a crescere con l’aumentare dell’età del gatto e in funzione del grado di alterazione dei reni. Il normale parenchima renale viene rimpiazzato fino, nei casi estremi, a diventare anatomicamente irriconoscibile .
La prognosi è peggiore quanto prima inizia la malattia: nei soggetti molto giovani è più bassa la percentuale di sopravvivenza, invece nei gatti più anziani (fra 8-11 anni), a seconda dello stadio della patologia, c’è maggiore possibilità di sopravvivenza .
Il gatto sviluppa gli stessi sintomi dell’insufficienza renale :
Poliuria-polidipsia
Anoressia e perdita di peso
Disidratazione
Nausea e cattivo odore dalla bocca
Purtroppo non esiste terapia risolutiva, ma sintomatica che se cominciata nelle fasi iniziali aiuta sensibilmente : Dieta a basso tenore di fosforo e proteine, chelanti del fosforo, fluidoterapia, farmaci ACEi ed antiemetici.
La diagnosi si può effettuare principalmente con:
Esame Ecografico. Nelle razze a rischio è consigliabile effettuarlo precocemente fra i 6 mesi e l’anno di vita. E’ un esame rapido, generalmente non necessita la sedazione dell’animale e permette di dare un esito immediato.
Test genetico: Si effettua prelevando delle cellule della mucosa orale del gatto con una piccola spazzola e viene inviato al laboratorio, il quale andrà a ricercare il gene mutato (PKD1).
Negli allevamenti delle razze a rischio, è raccomandabile testare sempre i riproduttori.
A ciò fanno eccezione gli allevamenti dei Persiani e degli Exotic shorthair (la cui prevalenza della malattia è molto elevata) perché una selezione troppo drastica potrebbe determinare una perdita delle caratteristiche migliorative della razza, ed allo stesso tempo, un impoverimento della diversità genetica (indispensabile nel lungo periodo) ed inoltre, rischierebbe di aumentare la consanguineità che favorirebbe la comparsa di nuove malattie genetiche. Si prevede, che nel lungo periodo, questo metodo di selezione possa ridurre la prevalenza di questa malattia e contemporaneamente far si che si preservi la diversità genetica.